Normative

In questo sezione trovi risposte a quesiti tecnici sull'applicazione delle norme e sulla loro interpretazione oltre ad indirizzare per gli approfondimeti verso le norme CEI di riferimento.
È importante sottolineare che le informazioni date non devono essere configurate come consulenze tecniche, in quanto ciò presupporrebbe approfondimenti del caso specifico con esame della documentazione, del prodotto o dell'impianto.

La norma CEI EN 60335-2-60 (vasche idromassaggio) richiede che tali apparecchi siano collegati alla rete elettrica in modo permanente. L'apparecchio può essere dotato o meno del cavo di alimentazione. Tipicamente il collegamento alla rete avviene attraverso una scatola con morsettiera opportunamente predisposta dall'installatore dell'impianto elettrico dell'edificio. Chi effettua il collegamento deve essere un soggetto abilitato ai sensi della Legge 46/90 ?

Gli equipaggiamenti elettrici delle macchine sono esclusi dal campo di applicazione della legge 46/90, sia che essi vengano collegati all'impianto a mezzo di morsettiere che a mezzo di prese a spina. Il semplice collegamento alla morsettiera (ed evidentemente alla presa fissa) soprattutto in particolare nel caso in cui i terminali ai quali collegare la vasca siano chiaramente identificabili, non è necessario venga effettuato da un soggetto abilitato ai sensi della Legge 46/90, la cui responsabilità si limita all'impianto elettrico sino alla morsettiera od alla presa fissa.
In aggiunta a quanto precedentemente riportato si precisa che chi collega le vasche idromassaggio non è necessario che abbia la lettera (a) dell'art. 1, comma 1 della L. 46/90 purchè chi installa le vasche e ne esegua gli opportuni collegamenti idraulici abbia la lettera 8d9 e ne includa esplicitamente la relativa parte elettrica nella dichiarazione di conformità, come previsto dalla Guida CEI 0-3 V1, Allegato B.
Un ingegnere iscritto all'albo realizza in economia l'impianto elettrico di proprietà (abitazione privata). Esiste un modo in cui, in qualità di tecnico (abilitato, tra l'altro ai sensi della 46/90), possa non rendere necessario l'intervento di un istallatore ai fini della certificazione della conformità, eventualmente producendo personalmente un documento equipollente?

La Legge 46/90 è molto chiara in proposito; un impianto elettrico deve essere installato solo da una ditta regolarmente iscritta alla Camera di Commercio o all'Albo delle Imprese Artigiane.
Un ingegnere elettronico regolarmente iscritto all'albo ha la qualifica per realizzare e certificare un impianto di rete informatica ?

Il CEI non ha competenza diretta nell'attribuire le capacità alle figure professionali, riteniamio comunque che un ingegnere elettronico iscritto all'albo degli ingegneri, possa realizzare un impianto per reti informatiche e rilasciare la relativa dichiarazione di conformità, sia come titolare di una azienda sia, eventualmente come responsabile tecnico dell'azienda stessa.
È ammesso certificare secondo la Legge 46/90 , con relativa dichiarazione di conformitè, l'installazione di un interruttore differenziale da 30 mA a monte di un impianto precedente all'anno 1990 il quale non rispettasse le attuali normative in materia (riguardanti ad es. sezione dei cavi, impianto di terra, canalizzazioni ecc.) ?

Si, è necessario rilasciare la dichiarazione che si è installato un interruttore differenziale da 30 mA. Si tratta di barrare la voce ALTRO della dichirazione stessa. Vedere Guida CEI 0-3 Guida alla compilazione della Dichiarazione di conformità, per approfondimenti. Nella dichiarazione, deve comunque dichiarare che l'impianto esistente non è conforme alla Norma di sicurezza.
Un impianto elettrico di un edificio realizzato prima dell'entrata in vigore della L. 46/90 risulta conforme alla legge anche se privo di impianto di messa a terra nel caso che sia stato realizzato secondo quanto previsto dall'ultimo capoverso del comma 8, dell'art. 5, del D.P.R. 8/12/1991 n. 447 ?

L'impianto è considerato adeguato, anche se, tuttavia, terminata la fase di emergenza, sarebbe opportuno realizzare l'impianto elettrico anche con l'impianto di messa a terra.
Poichè il D.P.R. 27/04/1955 n. 547 all'art. 271 stabilisce i casi in cui siano necessari i collegamenti elettrici a terra e cioè le parti metalliche degli impianti ad alta tensione o per gli impianti a bassa tensione situati in luoghi normalmente bagnati od anche molto umidi o in immediata prossimità di grandi masse metalliche, in base a quale disposizione legislativa l'impianto di messa a terra debba comunque sempre essere realizzato in attività industriali con lavoratori subordinati ?

L'art. 1 del DPR 547/55 e i suoi decreti di attuazione successivi, in particolare il DM 12.09.59, i Decreti 23.12.82 e 15.10.93, nonchè la Legge 833/78 stabiliscono quanto richiesto. Ulteriori chiarimenti si possono trovare nella Guida CEI 64-14 Verifiche degli impianti elettrici utilizzatori in fase di aggiornamento.
Quale norma CEI prescrive che in un impianto trifase bisogna usare i magnetotermici differenziali quadripolari (con neutro sezionabile) ?

Quando sia richiesto il sezionamento sulla base dell'art. 462.1 della Norma CEI 64-8, mentre per i circuiti trifase di sistemi TT od IT è prescritto che il conduttore di neutro debba essere sezionato, per i circuiti trifase di sistemi TN-S questo sezionamento non è richiesto (vedere l'art. 461.2 della stessa Norma CEI 64-8).
Quali sono le normative sulle giunzioni dei fili che vengono fatte nelle scatole di derivazione negli impianti elettrici residenziali ?

Informazioni riguardanti le giunzioni tra conduttori sono riportate nella Norma CEI 64-8, Parte 5 - Sezione 526 Connessioni elettriche.
È possibile far passare tre cavi multipolari 3x1,5 mm2 all'interno di un tubo discendente in rame, per l'evacuazione dell'acqua piovana raccolta dalla grondaia, al fine di alimentare degli apparecchi di illuminazione posti in copertura senza rovinare esteticamente e fisicamente la parete, trattandosi di una villa antica appena restaurata?

Se la villa antica restaurata è soggetta al vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti è opportuno consultare la Norma CEI 64-15 Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica. Qualora tale villa non abbia questi requisiti, si applica la Norma CEI 64-8, in particolare il Capitolo 52, art. 522.3.
Che cosa è un punto luce, ed in che modo si contano i punti luce su un disegno?

Il punto luce, per il quale non si ha una definizione normativa, è quella posizione all'interno di un locale in cui è prevista o si prevederà in futuro l'installazione di un apparecchio di illuminazione. Il segno grafico del punto luce, a soffitto o a parete, è riportato nella Norma CEI 3-23 Segni grafici per schemi architettonici, alla quale la rimandiamo per approfondimenti; riteniamo utile l'acquisto della Guida CEI 64-50.
Quali verifiche periodiche vanno realizzate negli impianti elettrici di tipo civile, in particolar modo nei condomini, occorre tenere un registro periodico ? (Lo stesso quesito è riferito anche agli studi dentistici ed ad alberghi.)

Non esiste una norma CEI o una legge che impone la verifica periodica degli impianti elettrici negli edifici di tipo civile. Tuttavia, utili suggerimenti sono indicati nella Guida CEI 64-50 Edilizia residenziale - Integrazione nell'edificio degli impianti elettrici utilizzatori, ausiliari e telefonici in cui ai capitoli 7 e 8 sono fornite raccomandazioni sulle verifiche e sulla manutenzione degli impianti.
È obbligatoria la progettazione dell'impianto elettrico per un locale destinato ad uffici di 100 mq se l'alimentazione arriva da un contatore (utenza) che alimenta un capannone di superficie superiore a 200 mq?

Si è obbligatoria la redazione del progetto.

È obbligatoria la progettazione di un campo di calcio a 7 giocatori con relativi spogliatoi di superficie di 150 mq alimentato da un contatore separato ? E se fosse alimentato con un contatore in comune ad un locale (oratorio, circolo ect.) con superficie superiore ai 400 mq ?
Si è obbligatoria la redazione del progetto per un campo di calcio dalle dimensioni indicate.

In una autorimessa come vengono delimitate le aree di manovra e le vie di accesso ? La corsia di fronte ai box è considerata via di accesso o area di manovra ?
Non è competenza del CEI, occorre segnalare il problema ai Vigili del Fuoco.

La norma CEI 31-27 Guida per l'esecuzione degli impianti elettrici nelle centrali termiche non inserite in un ciclo di produzione industriale è ancora valida o è necessario valutare le zone e i relativi impianti secondo le norme del comitato tecnico 31 sui luoghi pericolosi per la presenza di Gas ?
La Guida CEI 31-27 è in fase di abrogazione.
L'Italia, per quanto attiene alle direttive comunitarie che coinvolgono l'impiantistica elettrica non è certamente un Paese trainante. La colpa non si può attribuire ai tecnici e agli imprenditori del settore che non hanno nulla da invidiare, almeno come preparazione tecnico-scientifica e volontà di ammodernamento, ai colleghi europei, ma all'inerzia del legislatore, tradizionalmente sordo a tutte le istanze riguardanti gli impianti elettrici.
È del tutto evidente che, essendo rimasti per quasi mezzo secolo inchiodati al DPR 547 del 1955 e al relativo corollario di decreti attuativi, le leggi comunitarie, di gran lunga più giovani e snelle, ci trovano spiazzati e ci costringono a faticose rincorse. Ciò spiega la renitenza che talvolta si manifesta verso l'introduzione tempestiva e diligente delle direttive comunitarie, viste come foriere di turbativa e di sudditanza passiva nei confronti dei partner dominanti. Tale atteggiamento si è soprattutto manifestato nei confronti delle direttive che riguardano gli impianti elettrici nei luoghi esposti al rischio di atmosfere esplosive che hanno stravolto la vecchia normativa nazionale. Ora, per tutti coloro che hanno accettato di masticare le radici amare della nuova pianta, dovrebbero maturare i primi frutti dolci che l'ultima Direttiva della serie, la 1999/92 dovrebbe portare.

Recepita, dopo 4 anni e fuori tempo massimo rispetto agli impegni comunitari, dal Decreto legislativo 12 giugno 2003, tratta le prescrizioni minime per la tutela della sicurezza nei luoghi che ospitano lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive ed è una integrazione del D.Lgs. 626/1994. A prescindere dai contenuti specifici, trattati in altra parte di questa rivista, vanno evidenziate cinque prescrizioni che dovrebbero avere un impatto decisamente positivo sull'intero comparto dell'impiantistica elettrica antideflagrante:
  • 1) i datori di lavoro sono responsabilizzati in prima persona nella classificazione dei luoghi pericolosi; ciò significa che chi sa classificare dovrebbe veder decisamente rivalutata la propria professionalità;
  • 2) tale classificazione, anche ai fini non pertinenti all'impianto elettrico, si attua con il metodo specificato dalle norme elettriche; i progettisti che si sono aggiornati partirebbero in prima fila alla conquista del nuovo interessante settore di attività;
  • 3) i datori di lavoro sono responsabilizzati in prima persona per quanto concerne la scelta dei modi di protezione e delle categorie delle costruzioni di sicurezza; con ciò i progettisti, i costruttori e gli installatori non dovrebbero più subire le sollecitazioni alla sottovalutazione del pericolo per vincere gli appalti adottando precauzioni poco costose e poco adeguate;
  • 4) per le zone classificate 2 e 22 non è più necessario coinvolgere le ASL in onerose verifiche iniziali, periodiche e straordinarie; il malvezzo di esagerare per non correre rischi dovrebbe essere scoraggiato e la parcella pagarsi da sè con i risparmi conseguiti operando con responsabilità e professionalità;
  • 5) entro il giugno 2006 tutti i luoghi di lavoro che comprendono zone a rischio di esplosione dovrebbero essere adeguati alle nuove normative; il conseguente incremento di lavoro non può essere che ben accetto in tempi di crisi perdurante.

Purtroppo, come esperienza insegna, tutte queste meraviglie, destinate a cambiare in meglio i rapporti etici ed economici tra gli operatori elettrici e la committenza, vanno trattate al condizionale perchè corrono in Italia il forte rischio di tradursi nella solita burletta; se lo Stato non si deciderà a predisporre un apparato di controlli efficiente e severo e continueremo a permettere al furbo italico di applicare alle nuove regole le vecchie furberie evasive, le prospettive di portare il settore ai livelli europei di dignità e di remunerazione rimarranno una chimera.
In un mpianto elettrico condominiale, gli interruttori differenziali, anche se in scatole non stagne, possono essere installati su muro faccia a vista asciutto e in buono stato di manutenzione o debbono necessariamente essere installati su un pannello che lo isoli dalla muratura?

Se il muro è asciutto e in buono stato di manutenzione non ci sono particolari precauzioni da prendere per l'installazione degli interruttori differenziali (non sono cioè necessari involucri stagni). Per la durata degli interruttori differenziali l'informazione deve essere richiesta ai relativi costruttori: si può dire che in genere, se viene azionato regolarmente il tasto di prova, la loro durata supera i 10 anni. Come noto, per l'installazione degli interuttori differenziali valgono le prescrizioni dell'art. 531.2 della Norma CEI 64-8 e per la loro costruzione e per le loro prove le Norme CEI 23-42 e 23-44. Si consiglia di consultare in aggiunta le Guide CEI 64-50, 64-53 e 64-14.
Quale Norma identifica la colorazione delle anime in rapporto all'impiego dei cavi multipolari o dei cavi unipolari (oltre al giallo/verde per la terra e il blu chiaro per il neutro o in mancanza per la fase)? La colorazione dei cavi è prescritta nella Tabella CEI UNEL 00722 pubblicata, nella sua quinta edizione nel mese di dicembre 2002.
Guida all'interpretazione del campo di applicazione del D.L. 25/07/2005 n.151.
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